L’azienda agricola, allo stato attuale, comprende 24 ettari di vigneto, 21 di oliveto specializzato, 261,67 ettari coltivato a seminativo e 148 ettari di superficie boschiva.
Fig. 1 – campo coltivato a seminativo
La maggior parte dei terreni seminativi dell’azienda è situata in aree pianeggianti ubicate in prossimità dei principali corsi d’acqua: il torrente Roglio e Carfalo. Si tratta di terreni di ottima fertilità che nell’ultima annata agraria sono stati coltivati con grano duro, mais, girasole e favino.
Fig.2 - Vigneto
La Tenuta di Montefoscoli possiede 5 aree vitate principali non adiacenti che si distinguono le une dalle altre per le particolari caratteristiche di esposizione e di composizione del terreno.
Attualmente la Tenuta comprende circa 24 ettari di vigne nuove che, entro il 2006, diventeranno 36. I principali vitigni coltivati, Sangiovese, Merlot, Syrach e Cabernet Sauvignon, sono stati impiantati tenendo conto delle percentuali di vitigni previsti dal disciplinare del Chianti delle Colline Pisane e sono allevati a cordone speronato. Le vigne, hanno una resa che va da un minimo di 60 ad un massimo di 70 quintali di uva per ettaro.
Fig.3 - Oliveto
Gli oliveti occupano 12,53 ettari della Tenuta con un totale di 3481 piante, di cui 700 reimpiantate di recente (1999-2000) e 2781 in produzione.
Boschi
La superficie boscata si estende per circa 110 ettari di superficie non accorpati ma disposti in corpi separati di dimensioni variabili che arrivano anche ad alcune decine di ettari.
Si tratta quasi esclusivamente di boschi governati a ceduo con turni nell’ordine dei 20 anni in cui prevalgono le formazioni a querceto misto con cerro, rovere, roverella, leccio ed altre specie secondarie quali il sorbo, l’ ornello ecc… Nel fondo valle si notano piccoli raggruppamenti di pioppi bianchi e neri che, lungo i corsi di acqua si accompagnano ad altre formazioni riparie igrofile come i salici. Su una superficie di circa 4 ettari possiamo notare un imboschimento a noce comune.
Lo scorso anno, appena terminata la scuola sono andato per due settimane a fare uno stage in questa azienda.
Il mio responsabile era il Dott. Mauro Rossi,quello che gestisce il fondo nella parte agronomica.
Con lui, ho seguito il monitoraggio della Lobesia botrana nei diversi vigneti dell’azienda.
La mattina si mettevano le trappole a feromoni e poi ogni due giorni si passava a contare gli insetti catturati.
Mentre si contava era necessario vedere se questi insetti erano tignole o no perché in questo reticolo con la colla vi si potevano trovare altri insetti.
Dai dati ottenuti e dal loro confronto con i valori della soglia economica,si stabiliva se procedere al trattamento.E’ stato necessario dedicare molto tempo a questa attività, ma devo dire che in queste due settimane di stage ho conosciuto e imparato come applicare alcune tecniche per la difesa del vigneto.
Fig.4
- Trappola per il monitoraggio della lobesia botrana
L’aspetto di certe pendici toscane coperte di olivi, dalle colline interne del bacino dell’Arno alla Lucchesia, dalla Maremma alla Versilia, è un paesaggio abbastanza recente che non risale a più di due secoli fa.
Nel periodo a noi più vicino l’olivo è diventato infatti più fitto in molte aree, dove prima era più rado, ed ora lo si ritrova anche in zone bonificate come la Maremma o la Valdichiana.
Soltanto dopo il XV secolo sembra che sia cominciata una certa esportazione economica significativa dell’olio Toscano il quale nel passato era stato sostituito dagli oli Liguri e Marchigiani.
In Italia i primi olivi coltivati si ebbero in Sicilia e nella Magna Grecia, su impulso dei coloni Greci.
Nell’ Etruria, la produzione di olio era conosciuta almeno dalla meta del VII secolo a.C, ma pare che la coltivazione dell’olivo non avesse un grande rilievo, essendo sostituita dall’allevamento dei maiali.
Oggi in Italia l’olivicoltura è diffusa un po’ ovunque soprattutto in Toscana, Puglia e Sicilia.
Questa coltura oggi ha subito una grave crisi soprattutto in termini economici, a causa sia dell’alternanza di produzione che degli elevati costi di impianto; quindi la Regione Toscana sta incentivando le aziende a coltivare l’olivo facendo in modo, che non si perda la tradizione di questa pianta.