LEONARDO - PISA - 2007
Gruppo di lavoro di matematica
BERNI Maurizio
|
ITGA Santoni - Pisa
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BALDUCCI Ester
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Liceo Classico - Volterra
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BENVENUTI Lorena
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ITC Cattaneo – S. Miniato
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BERTOLUCCI Carla
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Liceo Scientifico Dini - Pisa
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BIAGI Giancarlo
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ITC Pacinotti - Pisa
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BIONDI Lorella
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ITCG Fermi - Pontedera
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BONSIGNORI Alessandro
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ITIS Marconi
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CANALE Fernanda
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ITS Cattaneo - S. Miniato
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CAPONI Manrica
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ITIS Marconi - Pontedera
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DADDI Francesco
|
IIS Carducci - Volterra
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FAMILARI Gabriele
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ISA - Cascina
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FOA' Donata
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Liceo Sc. Buonarroti - Pisa
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GEMMI Cristina
|
ISI Montale - Pontedera
|
GENNAI Anna Maria
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Liceo XXV Aprile - Pontedera
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NARDELLI Fortunato
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IPSIA Fascetti - Pisa
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PUCCINI Letizia
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ISI Montale - Pontedera
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ROZZO Iolanda
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Liceo XXV Aprile - Pontedera
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SEBELLIN Ornella
|
ISA Russoli - Pisa
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TANI Nadia
|
Liceo Scientifico - Volterra
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VECCHIANI BARBARA
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Liceo Sc. Buonarroti - Pisa
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0. INDICE
1. Introduzione
2. Una scelta
operativa: il primo percorso didattico
3. Ideazione
e progettazione del percorso
4. Metodologie
5. Scelta dell'argomento
6. Materiali e proposte
7. Livelli in uscita
8. Valutazione e validazione
9. Bibliografia e sitografia
10. Normativa di riferimento
1. Introduzione
Scorrendo i contenuti e
le indicazioni metodologiche dei programmi
della scuola media del '79 ci si accorge che si tratta di programmi
di alto livello, ma a volte pretenziosi e quasi
enciclopedici per la vastità degli argomenti proposti. Forse
erano
programmi che già risentivano della 'compressione' dei compiti
di un
obbligo scolastico che già a quell'epoca finiva troppo presto.
Certamente con
l'attuale innalzamento dell'obbligo si può pensare ad un
programma simile, ma
disteso nell'arco di un quinquennio: i tre anni delle attuali medie e
il
nostro biennio superiore. Molti di quegli argomenti fanno infatti
già ora parte
anche dei programmi del biennio: se venissero veramente svolti alle
medie, il biennio sarebbe quasi una pura ripetizione.
Al termine dei
programmi del '79 vi è una forte raccomandazione su cosa NON
fare:
"Va
sconsigliata
l'insistenza su aspetti puramente meccanici e
mnemonici, e quindi di scarso valore formativo. Si eviterà
l'imposizione
di regole che potrebbero essere più naturalmente individuate in
altri
contesti più appropriati. Ad esempio, argomenti come la
scomposizione in
fattori primi, la ricerca del massimo comune divisore e del minimo
comune multiplo. Il calcolo di grosse espressioni aritmetiche,
l'algoritmo per l'estrazione della radice quadrata, il calcolo
letterale
avulso da riferimenti concreti, non dovranno avere valore preponderante
nell'insegnamento e tanto meno nella valutazione."
|
Ebbene, nella realtà attuale si constata che,
a fronte dell'impossibilità di svolgere
questi
programmi, si trova il tempo, e se ne dedica molto, proprio
per
svolgere quegli argomenti che si raccomanda di non fare.
Perché
succede
questo?
Evitando una facile critica qualunquista all'insegnamento della
matematica nella scuola media, occorre
riflettere sui fattori che determinano forti condizionamenti sulle
reali scelte didattiche dei docenti; ad esempio si ripete lo stesso
fenomeno
(perdita di senso e rifugio nel calcolo letterale addestrativo e avulso
da contesti significativi) anche nel primo biennio della scuola
superiore, soprattutto in alcune scuole, come i licei scientifici;
perché?
Nei licei scientifici questo può essere in parte dovuto alla
divisione
delle cattedre tra biennio/triennio, e, per il triennio, alla presenza
dello scritto di
matematica all'esame di stato: l'insegnante del triennio si sente
costretto a svolgere una
funzione addestrativa in vista dell'esame scritto (aggiungiamo: e
non orale!), basato su un programma molto vasto (in particolare nel
PNI), e caratterizzato da una tipologia di esercizi in cui il calcolo
spesso prevale sul ragionamento; questo crea una 'pressione' sul
biennio, affinché gi alunni siano sufficientemente
addestrati nel
calcolo in modo tale da garantire una certa 'velocità'
nell'affrontare il
programma del triennio. A sua volta questa pressione sull'insegnante
del
biennio si trasmette all'insegnante di scuola media, che si sente in
dovere di 'preparare' adeguatamente i propri allievi per qualsiasi
scuola superiore.
Formulato così il discorso può ancora
apparire semplicistico; ci sono certamente
dinamiche ben più complesse, ma questa doppia
pressione
(triennio/biennio e biennio/media) è ben visibile e constatabile
da chiunque lavori in questo settore dell'istruzione.
Dunque la scuola media è schiacciata da due
forme di pressione:
- da una parte quella causata
dal suo carattere terminale precoce (almeno nel modello attuale),
- e
dall'altra dal carattere propedeutico per ogni
tipo di scuola superiore.
Un effetto di queste
tensioni contrapposte è quello di una selezione sommersa
(cioè
il
fallimento di molti degli obiettivi educativi di importanza strategica
in questo segmento
scolastico) che emerge poi con un'autoselezione, la cosiddetta 'scelta'
della scuola superiore, che in molti casi è scelta obbligata,
con un orientamento di tipo 'verticale' invece che 'orizzontale' sul
ventaglio di proposte formative della scuola superiore, e
con
l'alto tasso di dispersione nel primo biennio superiore (malgrado la
'scelta'!).
Ecco che un biennio unitario, per essere credibile, deve
favorire il distendersi nel tempo degli obiettivi della scuola media,
integrati con quelli del primo biennio superiore (che sono spesso
sovrapponibili) e
liberare il triennio medio dalle due pressioni (peraltro
divergenti) terminalità-propedeuticità.
2.
Una scelta
operativa: il primo percorso didattico
Il nostro obiettivo di lavoro è stato quello di elaborare
il primo percorso didattico della classe iniziale del nuovo biennio
unitario: un'attività d'ingresso, che non fosse
pensata come un'attività di generica 'accoglienza', "...e poi si
volta pagina e si fa sul serio", ... ma che dovrebbe dare il
via
ad un approccio metodologico che è già quello scelto per
tutto il curriculum,
in termini di motivazioni, clima
e atmosfera da costruire intorno
al Biennio unitario, impostando da subito il ruolo insostituibile del
Consiglio di classe.
Per
scendere nel
concreto, si è parlato di dimensione laboratoriale
dell'insegnamento, e, a proposito
di clima e atmosfera, della necessità di una doverosa
riflessione sulla valutazione;
ma non
nel senso degli eccessi docimologici degli scorsi decenni, quanto
invece, al contrario, per mettere in discussione
l'ossessione
valutativa
che genera un clima di ricatto reciproco tra docenti e allievi.
Altre parole chiave che hanno guidato gli intenti del gruppo di lavoro
sono state: operatività, proceduralità,
trasversalità e
apprendimento contestualizzato. Parole, pur diversamente declinate nei
diversi tempi in cui sono state procunciate, che non sono nuove per la
cultura
didattica della matematica; basti pensare a Federigo Enriques, Emma
Castelnuovo e tanti altri che con
punti
di vista e stili espressivi diversi ci hanno sempre posto davanti a
queste metodologie; riflessioni che erano già presenti prima che
le sciagurate scelte
dell'impostazione gentiliana facessero fare un clamoroso balzo indietro
all'insegnamento della cultura scientifica: congetturare prima di
formalizzare, insegnare per problemi anche presi
dalla realtà o almeno verosimili invece che sovrapporre nozioni.
3.
Ideazione
e progettazione del percorso
Un percorso iniziale di
matematica per il Biennio unitario nella
prospettiva dell'innalzamento dell'obbligo non dovrebbe essere altro
che la prosecuzione
naturale di un percorso sensato di scuola media
liberata dalle pressioni divergenti
propedeuticità/terminalità; ma non è questa
la
situazione attuale in cui ci muoviamo. In questo momento la
realtà che si presenta è caratterizzata dalla presenza,
nell'ambito scientifico, di saperi enciclopedici,
inculcati con o senza successo (per quanto essere riusciti ad inculcare
saperi enciclopedici possa dirsi un successo); essi hanno ormai scavato
dei solchi
nelle
menti degli allievi, solchi significativi (magari divenuti tali con un
lavoro autonomo da parte di élite
di essi) o solchi di insensatezza. Si tratta allora di tessere
nuovamente le
maglie di un discorso il cui senso si è magari perduto molto
presto; una perdita di senso che ha indotto dogmatismi,
rigidità, e rifiuto per la cultura scientifica; oppure un senso
labile, alimentato dalla curiosità e dalla passione personali,
che si rafforzerà in segmenti più
avanzati dell'istruzione, con l'uso di più potenti strumenti
culturali all'interno di una più compiuta struttura cognitiva...
in questa ri-costruzione del senso non c'è da stupirsi se
risulterà opportuno
riprendere concetti visti per la prima volta alle scuole elementari;
sarà la nuova elaborazione, con una struttura mentale più
matura, e con un'esperienza da valorizzare comunque, a far progredire i
nostri allievi, da qualsiasi punto si parta. Ecco che diventa cruciale,
più ora che a regime, ogni esperienza di continuità, non
solo per l'informazione reciproca sui contenuti e le metodologie tra i
vari gradi di scuola, ma anche per lo stimolo reciproco alla
modificazione di quei contenuti e di quelle metodologie.
Tuttavia lo snodo
scuola
media-scuola superiore
come esse sono allo stato
attuale non è l'unico problema da affrontare; ce n'è uno
ancora più grosso, che condiziona fortemente la progettazione di
un percorso comune e richiede un grosso sforzo di mediazione: la non
unitarietà dell'attuale
biennio, sia in termini di obiettivi (quello del professionale
è 'quasi' terminale), sia di tempi; si va infatti dalle
due ore settimanali di matematica di un liceo classico tradizionale,
alle
tre ore di un istituto professionale d'arte, fino alle cinque degli
istituti tecnici e dei licei, queste ultime spesso accompagnate da ore
di materie che potenziano il ruolo della matematica come disciplina
organizzatrice dei concetti, quali la fisica, o altre materie
scientifiche o tecniche.
4. Metodologie
Al di là di ogni etichetta sulle metodologie, abbiamo
focalizzato l'attenzione sulla
ricerca di problemi; alcuni di essi possono essere utilizzati per
costruire una prova d'ingresso. Ma in realtà li abbiamo pensati
come
spunti di discussione per l'attività vera e propria; una cosa
non
esclude l'altra; anzi, in un'ottica di apprendimento cooperativo
è
previsto che un problema sia affrontato individualmente prima che
in gruppo, proprio per favorire al massimo i contributi personali di
tutti. E' interessante, ad esempio, proporre in ingresso
pochi quesiti
'coinvolgenti', contestualizzati (invece di una lunga
asettica batteria di test
a risposta immediata), in modo da costruire intorno ad essi
un percorso didattico,
e poi riproporre, all'interno della verifica in uscita (ma non
necessariamente in modo esclusivo) lo stesso problema o problemi
simili per valutare, almeno sul piano della conoscenza, il differenziale prima/dopo.
L'indicazione di metodologie, nel rispetto della
libertà individuale d'insegnamento, e della
responsabilità connessa alle scelte compiute in quella
libertà, non ha alcun valore prescrittivo, ma è solo il
frutto della discussione del gruppo; ci siamo cioè sforzati di
dare un 'nome' a quei modi di insegnare che fanno già parte
dell'esperienza di molti, che siano diversi dalla 'lezione frontale'.
Questo non vuol dire
disprezzare la lezione frontale (seguire le mode non è mai stato
indice di un pensiero critico...), né dare un'etichetta a questi
modi di insegnare che li connotino in via esclusiva, quasi come
un'azienda deve seguire un
'disciplinare' per avere il marchio 'DOC'; questi nomi, e le
attività, anche di ricerca didattica, che vi stanno dietro, sono
riportati (insieme a qualche indicazione biblio- e sito-grafica) solo
come risorse
e strumenti
a disposizione dei docenti desiderosi di affrontare strategie che
possono ritenere più efficaci, e confrontarsi con esperienze
già
fatte. Le fonti insomma non sono proposte come "Bibbie" ma spunti per
lo studio e
l'approfondimento personale e di gruppo (dipartimento disciplinare,
consiglio di classe, ecc.).
Il Gruppo di lavoro ha riconosciuto l'importanza strategica
della funzione del linguaggio. L'addestramento all'uso del
linguaggio specifico è perdente; è facile cadere nei
"compromessi delle risposte corrette" e ottenere il risultato di un uso
del linguaggio a cui non corrisponde alcuna reale comprensione; tali
compromessi sono
dannosi anche per la professionalità dell'insegnante, che non
rimette mai in discussione i significati delle parole del linguaggio
della disciplina, e
rischia di procedere per automatismi che, pur ad un altro livello,
portano alla stessa perdita di contatto di cui è vittima lo
studente; viceversa è strategicamente vincente, per l'insegnante
e per l'allievo, la verbalizzazione dei
processi messi in atto. E' un'attività
che deve essere opportunamente stimolata, anche con meccanismi
gratificanti. La verbalizzazione è fondamentale sia come
capacità in sé degli studenti, che imparano a 'legare'
l'uso del linguaggio ad un processo reale, e che la useranno come
strumento per migliorare le proprie capacità
metacognitive, sia come
veicolo d'informazione, fornito all'insegnante, per una diagnosi
più mirata delle difficoltà eventualmente
incontrate (Si pensi al classico dialogo: "Non ho capito" "Che cosa non
hai capito?" "Non ho capito nulla").
Riportiamo di seguito una tabella non esaustiva di
alcune metodologie individuate ed utilizzate dai componenti del Gruppo
di lavoro.
metodologia
scelta
|
come
|
perché
|
didattica
laboratoriale
|
stimolare
a fare congetture prima di formalizzare
|
creare
un'attitudine ad affrontare e porsi problemi; 'sperimentare' il metodo
sperimentale
|
costruttivismo
(problem-solving)
|
assegnare
problemi a singoli, coppie o gruppi; problemi scelti non per
'verificare', ma per 'aprire' nuovi argomenti
|
incuriosire,
far venire fuori l'esigenza di 'crescere'
|
apprendimento
cooperativo
|
assegnare
compiti individuali, da confrontare a coppie/gruppi, per accrescere la
conoscenza dei singoli in cooperazione e non in competizione
|
favorire
tutti i canali di comunicazione delle conoscenze, in modo interattivo
(e non uni- o bi-direzionale)
|
metodo
maieutico
|
dialogare
con quesiti che si evolvono verso gli obiettivi
|
lo
studente si esercita a ragionare a livelli più alti
|
metodo
narrativo
|
cercare
e creare quesiti in forma narrativa
|
trovare
il linguaggio per dialogare coi diversi stili cognitivi,
attingere alle funzioni empatiche per stimolare l'intelligenza di
ognuno.
|
..............
|
.......................
|
.............................
|
5. Scelta dell'argomento
Per la scelta dell'argomento il Gruppo di lavoro ha
preso spunto, oltre che dai programmi della scuola media del '79, dalla
pubblicazione dell'UMI "Matematica
2003".
Essa è costituita da una prima parte contenente un'ipotesi di
obiettivi, contenuti ed
indicazioni metodologiche per la matematica nei primi 4 anni di scuola
superiore, suddivisa in primo e secondo biennio (e, dato da non
sottovalutare, non suddivisa per tipi di scuola); segue un
corposo elenco di singole proposte di attività didattiche,
comprendenti anceh prove di verifica, che vanno nella
direzione
che auspichiamo: problemi, talvolta reali, o verosimili, oppure anche
interni alla
disciplina, comunque stimolanti, che
motivano l'introduzione di nuovi contenuti disciplinari. Tali
contenuti
verranno sperimentati da molti insegnanti nel progetto m@t.abel.
Il
progetto, infatti, prevede la prova sul campo, con relativo
monitoraggio, delle attività proposte. La
pubblicazione "Matematica 2003" si
avvale della ricerca didattica nella nostra disciplina ed è una
vera
miniera di idee a cui fare riferimento.
In realtà l'opera completa consta di tre volumi: Matematica
2001, per le
scuole medie inferiori, questo Matematica 2003, e l'ultimo uscito,
Matematica 2004, riguardante l'ultimo anno delle scuole superiori.
Nell'ipotesi di predisporre un percorso comune, si
è anche affrontato il problema della
differenza di ore di
matematica
e degli approcci differenziati nei vari indirizzi di scuola superiore;
ad esempio, non sembrava plausibile che l'approccio
in un istituto professionale d'arte, dove si avverte l'esigenza di
lavorare molto coi
materiali concreti senza porsi l'obiettivo immediato di una eccessiva
concettualizzzione, potesse essere compatibile con quello di un liceo
scientifico, in cui la motivazione degli alunni, e talvolta la loro
competitività, tendono ad incalzare e richiedere un certo ritmo;
tuttavia esistono già esperienze di percorsi in "area
di equivalanza" che sono comuni a classi articolate di diversi
indirizzi che
seguono in parallelo orari differenziati di matematica.
Una volta accettata la possibilità di un
percorso comune,
è emerso come tema iniziale quello delle frazioni, visto
non tanto come 'il
capitolo sulle frazioni', da
abbandonare poi
per ricominciare con le espressioni e il calcolo, ma come concetto
centrale della matematica, 'gravido' di sviluppi e connessioni con
molta
parte significativa e profonda della disciplina:
a) il concetto di
'rapporto',
legato alle grandezze e alla loro misura,
nei suoi aspetti aritmetici (divisori, multipli, fattorizzazione
unica...) e geometrici (equiestensione, somma e confronto di grandezze,
misura, proporzionalità tra grandezze,
similitudine,...);
b) la
probabilità, che già nei primi problemi
elementari mette in atto modi non banali di pensare con le frazioni;
c) il concetto di
numero, che dal modello primitivo di 'numero
naturale', deve evolversi, anche tramite le frazioni, al concetto di
numero razionale per poi evolversi ulteriormente, al termine del
biennio, fino al numero reale, almeno in una sua forma intuitiva. In
questo percorso, il 'numero decimale'
deve perdere la sua malintesa natura di 'ente matematico', per
riacquistare quella, corretta, di 'rappresentazione di un ente
matematico', che è il numero, nei suoi vari stadi evolutivi;
d) l'informatica,
con l'implementazione di algoritmi
come quello
euclideo e quello della
divisione 'lunga' per trovare l'allineamento
decimale di una frazione; sono algoritmi che contengono le principali
strutture della programmazione: sequenza, selezione, ciclo, oppure
algoritmi per la generazione di frazioni continue, per osservare e
congetturare il comportamento dei numeri razionali e degli irrazionali
quadratici.
A questo proposito si è discussa la
necessità di
liberarsi
dall'intrusione
impropria dell'ECDL in orario curriculare, attività
pratica con
obiettivi difformi da quelli formativi della disciplina "matematica e
informatica", e recuperare
la valenza formativa del concetto di
algoritmo; ricordiamo
che il progrmma PNI prevedeva il tema
"logica e
informatica"; in altri termini, l'informatica che il PNI chiedeva di
fare non era quella dell'ECDL o simili, ma una trattazione integrata di
logica e problem solving attraverso
gli strumenti informatici. Su questo occorre
ampliare il dibattito nelle sedi opportune, cioè le
articolazioni
disciplinari dei Collegi dei docenti con il contributo della ricerca
didattica, anche universitaria, e delle Associazioni disciplinari.
La rete di relazioni disciplinari individuate
sul tema delle
frazioni è riassunta nell'allegata mappa concettuale
condivisa dal gruppo.
6. Materiali e proposte
7.
Livelli in uscita
8.
Valutazione e validazione
E' stata richiamata
l'attenzione del gruppo sulla necessità
di progettare unità che siano "Unità Formative
Capitalizzabili", per le
quali occorrerà redigere una "certificazione delle competenze"
per
il
riconoscimento dei crediti così come previsto dagli allegati al
DM 68
del 3/12/04.
9. Bibliografia e sitografia
[B]
J.
Bruner: "La cultura dell'educazione", Feltrinelli.
[B1] M. Berni: “I resti delle divisioni”, “parte I:
Algoritmo euclideo, criteri di divisibilità”, Scuola e
Didattica, n. 6/99, pagg. 39-42; “parte II: i numeri periodici”, Scuola
e Didattica, n. 9/99, pagg. 47-48 e 65.
[B1]
M. Berni:
"Euclide, i numeri naturali e la misura", Archimede,
n.2/2006, pagg. 80-87.
[F] G.
Familari (a cura
di): "Esperienze sull'obbligo formativo" della
Collana del Centro di Documentazione, Ricerca Educativa e Didattica
Innovativa "Gianni Rodari" di Pontedera.
[P] G. Prodi, "Scoprire la matematica"
[O-P] AA.VV.: "PISA 2003 - Valutazione dei quindicenni. Quadro di
riferimento: conoscenze e abilità in matematica, lettura,
scienze e problem solving
[Z] R. Zan: "Difficoltà in matematica - Osservare, interpretare,
intervenire", Springer.
[Mettere il documento sull'innalzamento dell'obbligo di istruzione]
10. Normativa di riferimento